Nell'attesa che il blog completi il suo processo di ristrutturazione (sto lavorando indefessamente), vi propongo il seguente articolo da me elaborato e che è stato pubblicato anche sullo Spiffero, nell'edizione di ieri: http://www.lospiffero.com/ballatoio/un-tappo-blocca-il-rinnovamento-534.html
Propongo questo documento in
risposta all’articolo apparso ieri sullo Spiffero dal titolo “Si Forma Ancora la Classe Dirigente?” scritto
dall’On. Giorgio Merlo, senza alcun intento polemico, ma solo con la volontà di
proporre un’interpretazione leggermente differente della situazione che l’On.
denunciava, cercando di offrire ALTRE PROSPETTIVE.
E’ certamente vero che oggi vi è
una grande spinta alla partecipazione “dal basso” che si concretizza nella
volontà di proporsi in prima persona per incarichi di responsabilità; essa si
origina, a mio modo di vedere, sia da un, perfettamente legittimo, desiderio di
emergere, sia, soprattutto, dalla consapevolezza della necessità imprescindibile
di un cambiamento di passo e di qualità della classe dirigente attuale. E’ pur
vero che, spesso, questa spinta è male modulata ed esagerata nelle ambizioni,
cionondimeno, come lo stesso onorevole riconosceva, rappresenta un sintomo di
vitalità interna e quindi deve essere considerata positivamente.
Cerco però di dare una mia interpretazione
personale alla “proliferazione di candidature” e, da fisico, cercherò di farlo
con un’analogia. Immaginate una
bottiglia contenente una bibita gassata che viene scossa ripetutamente: il gas
incomincerà ad esercitare una crescente pressione sul collo della bottiglia, in
quanto bloccato da un tappo! Se non vi fosse il tappo, il gas fuoriuscirebbe in
modo quieto. E’ dunque possibile che il fermento a cui l’On. faceva riferimento,
sia dovuto ad una sorta di tappo che blocca il fluire del gas, ossia il
ricambio della classe dirigente. Questo tappo, potrebbe essere rappresentato
dall’immobilismo dell’attuale dirigenza del partito, che, dando segni evidenti
di autoconservazione e tentando di mantenere la propria posizione, blocca le
istanze di rinnovamento. Non sarebbe forse opportuno che chi ha la
responsabilità di maneggiare la bottiglia si affretti a togliere il tappo,
prima che questo salti, o, addirittura, qualora il tappo non saltasse, scoppi
l’intera bottiglia?
Questione differente è quella che
poneva l’On. circa la selezione della classe dirigente, il che, effettivamente
rappresenta una questione complessa. Un primo strumento di misura della qualità
dei politici, in particolare della loro capacità di rappresentanza, è il
consenso che sono in grado di attrarre. Purtroppo i regimi elettorali
attualmente in vigore, in primo luogo a livello nazionale, dando una
discrezionalità esagerata alle segretarie dei partito, limitano molto questo
strumento. Una soluzione, potrebbe essere di reintrodurre le preferenze a tutti
i livelli.
Altra questione è quella della
competenza, che riguarda, soprattutto, le cariche esecutive, comprese quelle
monocratiche. In questo contesto, in primo luogo, si dovrebbe selezionare sulla
base di un minimo di esperienza amministrativa. In secondo luogo, occorre, a
mio modo di vedere, porre dei criteri oggettivi di competenza (anche
legislativamente, se necessario) in rapporto alle deleghe che vengono assegnate:
ad esempio, ho trovato quantomeno singolare che un avvocato si occupasse di
istruzione.
In generale, però, occorre uscire
dalla logica della “cooptazione stretta”, a livello di partito, ma ancora di
più di gruppi e di correnti. È comprensibile che un partito, nel formare una
squadra di governo, reclami un certo spazio di rappresentanza, non lo è invece
che questo spazio sia attribuito unicamente tramite criteri di “amicizia”,
ignorando ogni criterio di competenza
Infine, non mi pare che, effettivamente,
tutti gli aspiranti dirigenti che emergono considerino il Parlamento come primo
approdo, almeno, non fra quelli che conosco io. Semplicemente, molti ritengono
di potere svolgere determinati ruoli, magari appena un gradino sopra a quelli
che ricoprono attualmente, alle stesso modo, se non in modo migliore, di quelli
che li oggi li occupano. Occorre progressività e buonsenso, ma, allo stesso
tempo, non bisogna tarpare le ali a dei giovani dirigenti, di eccellenti
qualità politiche, che, grazie ad un curriculum amministrativo già di tutto
rispetto, possano ambire ad occupare uno scranno di Parlamentare, Consigliere
Regionale o Sindaco di una piccola città.
Ma, in ogni caso, qualcosa
occorre fare, perché, oggi gli elettori non credono più in questa classe
dirigente! Se non si avvia un po’ di ricambio, alle prossime elezioni,
rischiano di essere gli elettori a fare scoppiare la bottiglia!
Riccardo Tassone
Vicecapogruppo PD, Circoscrizione
8
Tesoriere Federale dei Giovani
Democratici di Torino
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