DEMOCRAZIA, LEGALITA', PROGRESSO

domenica 12 agosto 2012

FERMENTO POLITICO E SELEZIONE DELLA CLASSE DIRIGENTE: UN’ALTRA PROSPETTIVA!


Nell'attesa che il blog completi il suo processo di ristrutturazione (sto lavorando indefessamente), vi propongo il seguente articolo da me elaborato e che è stato pubblicato anche sullo Spiffero, nell'edizione di ieri: http://www.lospiffero.com/ballatoio/un-tappo-blocca-il-rinnovamento-534.html
 

Propongo questo documento in risposta all’articolo apparso ieri sullo Spiffero dal titolo “Si Forma Ancora la Classe Dirigente?” scritto dall’On. Giorgio Merlo, senza alcun intento polemico, ma solo con la volontà di proporre un’interpretazione leggermente differente della situazione che l’On. denunciava, cercando di offrire ALTRE PROSPETTIVE.

E’ certamente vero che oggi vi è una grande spinta alla partecipazione “dal basso” che si concretizza nella volontà di proporsi in prima persona per incarichi di responsabilità; essa si origina, a mio modo di vedere, sia da un, perfettamente legittimo, desiderio di emergere, sia, soprattutto, dalla consapevolezza della necessità imprescindibile di un cambiamento di passo e di qualità della classe dirigente attuale. E’ pur vero che, spesso, questa spinta è male modulata ed esagerata nelle ambizioni, cionondimeno, come lo stesso onorevole riconosceva, rappresenta un sintomo di vitalità interna e quindi deve essere considerata positivamente.

Cerco però di dare una mia interpretazione personale alla “proliferazione di candidature” e, da fisico, cercherò di farlo con un’analogia.  Immaginate una bottiglia contenente una bibita gassata che viene scossa ripetutamente: il gas incomincerà ad esercitare una crescente pressione sul collo della bottiglia, in quanto bloccato da un tappo! Se non vi fosse il tappo, il gas fuoriuscirebbe in modo quieto. E’ dunque possibile che il fermento a cui l’On. faceva riferimento, sia dovuto ad una sorta di tappo che blocca il fluire del gas, ossia il ricambio della classe dirigente. Questo tappo, potrebbe essere rappresentato dall’immobilismo dell’attuale dirigenza del partito, che, dando segni evidenti di autoconservazione e tentando di mantenere la propria posizione, blocca le istanze di rinnovamento. Non sarebbe forse opportuno che chi ha la responsabilità di maneggiare la bottiglia si affretti a togliere il tappo, prima che questo salti, o, addirittura, qualora il tappo non saltasse, scoppi l’intera bottiglia?

Questione differente è quella che poneva l’On. circa la selezione della classe dirigente, il che, effettivamente rappresenta una questione complessa. Un primo strumento di misura della qualità dei politici, in particolare della loro capacità di rappresentanza, è il consenso che sono in grado di attrarre. Purtroppo i regimi elettorali attualmente in vigore, in primo luogo a livello nazionale, dando una discrezionalità esagerata alle segretarie dei partito, limitano molto questo strumento. Una soluzione, potrebbe essere di reintrodurre le preferenze a tutti i livelli.

Altra questione è quella della competenza, che riguarda, soprattutto, le cariche esecutive, comprese quelle monocratiche. In questo contesto, in primo luogo, si dovrebbe selezionare sulla base di un minimo di esperienza amministrativa. In secondo luogo, occorre, a mio modo di vedere, porre dei criteri oggettivi di competenza (anche legislativamente, se necessario) in rapporto alle deleghe che vengono assegnate: ad esempio, ho trovato quantomeno singolare che un avvocato si occupasse di istruzione.

In generale, però, occorre uscire dalla logica della “cooptazione stretta”, a livello di partito, ma ancora di più di gruppi e di correnti. È comprensibile che un partito, nel formare una squadra di governo, reclami un certo spazio di rappresentanza, non lo è invece che questo spazio sia attribuito unicamente tramite criteri di “amicizia”, ignorando ogni criterio di competenza

Infine, non mi pare che, effettivamente, tutti gli aspiranti dirigenti che emergono considerino il Parlamento come primo approdo, almeno, non fra quelli che conosco io. Semplicemente, molti ritengono di potere svolgere determinati ruoli, magari appena un gradino sopra a quelli che ricoprono attualmente, alle stesso modo, se non in modo migliore, di quelli che li oggi li occupano. Occorre progressività e buonsenso, ma, allo stesso tempo, non bisogna tarpare le ali a dei giovani dirigenti, di eccellenti qualità politiche, che, grazie ad un curriculum amministrativo già di tutto rispetto, possano ambire ad occupare uno scranno di Parlamentare, Consigliere Regionale o Sindaco di una piccola città.

Ma, in ogni caso, qualcosa occorre fare, perché, oggi gli elettori non credono più in questa classe dirigente! Se non si avvia un po’ di ricambio, alle prossime elezioni, rischiano di essere gli elettori a fare scoppiare la bottiglia!


Riccardo Tassone
Vicecapogruppo PD, Circoscrizione 8
Tesoriere Federale dei Giovani Democratici di Torino

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