Cari lettori,
care lettrici,
probabilmente molti di voi sono
già al corrente del fatto che, alle primarie del prossimo 25 novembre, voterò
Matteo Renzi. Si è trattata di una scelta difficile, sofferta, che,
probabilmente non verrà compresa da molti, vista la mia caratterizzazione
politica di stampo marcatamente progressista e potrebbe generare dissenso.
Vorrei quindi qui, in modo
estremamente sintetico (laddove, forse, sarebbe opportuna una dissertazione più
estesa), spiegare le ragioni fondamentali della mia scelta, affinché la
possiate giudicare con la massima consapevolezza possibile.
Mi limiterò ad illustrare due
ragioni, in verità intimamente legate.
La crisi della politica in quanto
tale è più profonda di quanto gli stessi uomini politici abbiamo percezione. Da
amministratore, vivendo la realtà della società più da vicino rispetto a molti
politici altolocati, mi posso rendere conto di quanto grande sia l’indignazione
e la disaffezione e credo che gli effetti di tutto ciò sul prossimo voto
politico saranno molto più pesanti di quanto i sondaggi siano in grado di
stimare.
I gruppi dirigenti del PD e non
solo sembrano in qualche modo convinti che l’astensionismo ed il grillismo
saranno tali da determinare una situazione per cui il centrosinistra conseguirà
una facile vittoria elettorale, in quanto l’antipolitica colpirà soprattutto
“altri”, e che il PD risulterà essere, nonostante tutto, la forza politica più
credibile nel panorama Costituzionale; di conseguenza, i suddetti dirigenti, in
particolare quelli che sostengono il segretario Bersani, stanno agendo con le
stesse metodologie e le stesse mentalità che hanno caratterizzato la loro
azione fino ad oggi e, soprattutto, animati da un comprensibile impulso
autoconservativo, vogliono riproporre le stesse persone (cioè loro!) che hanno
imperato negli ultimi vent’anni!!!
Ora, ritengo che questo sia
pericolosissimo, perché significa fare i conti senza l’oste: sebbene
l’argomentazione che il PD stia tenendo ben differente profilo rispetto ad
“altri” sia certamente fondata, la crisi di credibilità della politica è, innanzi
tutto, crisi di FACCE e di METODI; per quanto riguarda il PD, in particolare, la
mentalità che caratterizza il gruppo dirigete e le metodologie da esso adottate
sono quelle ereditate direttamente o indirettamente dal PCI. Purtroppo, oggi la
gente non comprende più determinati schemi, non li accetta più!
È mia convinzione, allora, che l’unico
modo di arginare l’offensiva antipolitica e grillina sia una terapia “d’urto”,
una sorta di “shock” in grado di rompere quegli schemi e di dare l’impressione
di una metodologia differente e favorire l’emersione di una classe dirigente
diversa, slegata dagli errori del passato e che non abbia responsabilità dei disastri
che ci hanno portato fin qui.
È evidente che questo scenario
non si potrà realizzare con un’eventuale vittoria di Pierluigi Bersani, visto e
considerato che, al di là sui giudizi che si possono dare sulla persona (non
troppo negativi, da parte mia, almeno in termini di competenza e
professionalità), la sua candidatura è fortemente caratterizzata dal sostegno
della nomenklatura (sia quella di tradizione progressista, sia quella di
origine cattolica e liberale), che vede in lui l’ultima possibilità di rimanere
a galla. Ed allora, io credo che l’unica possibilità di realizzare tale deciso
cambio di passo sia una vittoria di Matteo Renzi.
Oltre a tutto questo, credo che
il Sindaco di Firenze sarebbe oggettivamente il candidato più forte, quello maggiormente
il grado di attrarre consenso verso il PD e la coalizione di centrosinistra e
garantirle maggiori probabilità di vittoria.
Queste sono le principali
motivazioni che mi spingono a votare per Matteo Renzi, pur non condividendo
gran parte della piattaforma politica che lo contraddistingue ed essendo
consapevole che, qualora vincesse, dal giorno dopo la consultazione, mi batterò
per affermare all’interno della coalizione di centrosinistra, una connotazione
fortemente progressista.
Concludo con due considerazioni
cariche di amarezza.
Innanzi tutto, sono molto
addolorato dal fatto che, nemmeno questa volta, la coalizione progressista, i
cui valori fondamentali condivido e condividerò sempre, sia stata in grado di
esprimere una candidatura che potesse ricevere il mio appoggio convinto ed
incondizionato…
In secondo luogo, ammetto che se
avevo ancora qualche dubbio sulla scelta definitiva, qualche settimana fa, le
modalità scelte di voto delle primarie (oggettivamente, per agevolezza,
confrontabili col calcolo di una sezione d’urto in QCD al second’ordine
perturbativo), elaborate senza alcun dubbio con l’unico fine di limitare la
partecipazione per paura del confronto franco con gli elettori, mi hanno definitivamente
convinto della totale perdita di credibilità di questa classe dirigente e mi
hanno aiutato a maturare la mia decisione...
Questo è quanto, ora il giudizio
è vostro…
R. C. G. Tassone
- Vicecapogruppo PD, Circoscrizione 8,
Torino
- Tesoriere Federale dei Giovani Democratici
della Provincia di Torino
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