Cari lettori,
vi propongo un nuovo paragrafo della sezione "Pensiero Politico" dedicata al mio giudizio sul
Governo Monti. Mi dispiace di non essere in grado di pubblicare questi aggiornamenti con la celerità
che desidero, ma, purtroppo è difficile riuscire a fare tutto...
1.2 GIUDIZIO SUL GOVERNO MONTI
Oggi, o almeno fino a qualche settimana fa, il tema dominante, all’interno del PD e di tutto l’agone politico era il “giudizio sul Governo Monti”. Mi sembra opportuno, quindi, chiarire subito questo punto.
Il giorno della caduta di Berlusconi, fu un giorno di grande gioia per me e, soprattutto, di grande sollievo. La festa popolare che si scatenò per le strade di Roma, sotto il Quirinale, fu la giusta condivisione collettiva di un momento, così a lungo atteso, che per me e, credo, per molti altri, rappresentò un momento di liberazione dalle tenebre della corruzione, dell’immoralità e della rovina.
Accanto ai sentimenti di sollievo, però, subito si affacciarono quelli di inquietudine. Non si era trattato della rovinosa caduta sotto la pressione di un’opinione pubblica ed un parlamento finalmente consapevoli della realtà, ma, piuttosto, di un’operazione, orchestrata, in qualche modo, dal Capo dello Stato, giustificata da una situazione di estrema difficoltà economica e sociale che solo le dimissioni del tragico governo in carica, avrebbero potuto, forse, arginare.
In qualche modo, sembrava già tutto scritto, tutto tracciato verso questo fantomatico governo di salvezza nazionale, di cui, in realtà, si vociferava da tempo. Il mio partito, in quel difficile frangente, dovette prendere una decisione assai difficile, per molti aspetti amara; fu chiamato “gesto di responsabilità”, ma, a mio modo di vedere, era esattamente ciò cui, una buon parte del partito, ambiva da molto tempo.
Io compresi le ragioni di quella decisione, ma, fin da subito, fui consapevole delle criticità che essa presentava ed ebbi paura di quella che avrebbe potuto essere l’evolversi della situazione. Le mie paure nascevano da considerazioni prettamente politiche. Quella “strana maggioranza” (per altro del tutto legittima da un punto di vista costituzionale, visto che i governi sorgono e cadono in parlamento e non nelle urne!) era costruita tramite l’asse tra il PD ed il PdL, ossia quel partito che, a modo di vedere di chi scrive, aveva condannato il paese ad un incancrenimento morale, culturale e del rispetto civico, portandolo sull’orlo del baratro. Inoltre, avevo avuto modo di sentire parlare e di leggere Mario Monti in alcune circostanze e l’impressione che ebbi fu di un uomo, certo, molto stimabile e competente sul piano professionale, ma con valori assolutamente divergenti dai miei: un uomo di destra (“vera”, si intende, non come Berlusconi), di ispirazione fortemente liberale, il cui obiettivo principale era di tutelare i mercati e le banche, a scapito dei diritti e della qualità della vita degli strati sociali inferiori.
Le mie previsioni, come immodestamente spesso accade, furono, ahimè, azzeccate, anzi, le cose andarono perfino oltre e le mie paure si rivelarono completamente giustificate. Provvedimenti quali la riforma delle pensioni, la Spending Review, i tagli alla sanità, la Riforma del Welfare, la penalizzazione degli enti locali, ecc., mentre nulla si è fatto per attaccare i privilegi delle classi più abbienti, redistribuire la ricchezza, colpire i giganteschi patrimoni e le rendite, ne sono la più evidente dimostrazione. Oh, io non sono affatto ostile alla tassazione, ma forse, bisognerebbe andare a colpire gli altissimi redditi, i grandi patrimoni ed il lusso, piuttosto che tartassare gli immobili della povera gente. E tutto, giustificato dalla venerazione di una nuova divinità spauracchio: “lo Spread”. Al fine supremo di ridurre lo spread, tutto si è giustificato, peccato che, fino a qualche settimana fa, lo spread si trovasse a livelli confrontabili con quelli di un anno fa e abbia dimostrato di avere un andamento erratico e schizofrenico, sensibile ad ogni minimo battito d’ali di farfalla che si verifica in Europa e nel Mondo.
E’ evidente che il debito pubblico non deve essere aumentato e, dove è possibile, diminuito (altrimenti annienteremmo anche il futuro delle prossime generazioni, dopo aver già distrutto quello della nostra), ma ciò deve essere fatto in modo progressivo e NON sotto la dittatura dei mercati (dai quali, evidentemente, i signori sopracitati sono “influenzati”), per migliorare l’equità, i diritti sociali e per redistribuire la ricchezza.
L’unico risultato positivo che mi sento di attribuire a questo governo, è stato, apparentemente, un’azione finalmente efficace di contrasto all’evasione fiscale.
Ma, laddove il Governo Monti ha davvero toccato il fondo, è stata la totale mancanza di rispetto dimostrata nei confronti degli Enti Locali. L’ulteriore drastico taglio dei trasferimenti, con la beffa che il gettito dell’IMU andrà per metà allo stato centrale, che ha messo in ginocchio i comuni, molti dei quali hanno fatto davvero fatica a chiudere i bilanci e ora si trovano sulla soglia del default (anche a causa del famigerato patto di stabilità, che questo governo ha confermato). Per non parlare poi, dell’abolizione, di punto in bianco (con un’operazione, a mio modo di vedere, ben al di là della legittimità costituzionale) dei consigli provinciali eletti e delle giunte e del taglio, scongiurato in calcio d’angolo, ma solo per questo mandato, delle retribuzione degli amministratori circoscrizionali, operazione che avrà l’effetto di arrestare totalmente ogni tipo di ricambio della classe politica locale e di fare sì che solo i pensionati ed i ricchi potranno permettersi di impegnarsi nella politica e nell’amministrazione!
Tutto ciò denota una scarsissima considerazione per la partecipazione democratica, perché gli organi degli enti locali sono soggetti ad elezione e ciò dimostra mancanza di rispetto per la volontà dei cittadini. Del resto, anche altri atteggiamenti del governo Monti sono improntati a questa logica, come i continui ricorsi ai decreti legge e i voti di fiducia, il crescente fastidio che il Presidente del Consiglio dimostra nei confronti dei partiti e del Parlamento, per non parlare poi, della sensazione che lui ed il Capo dello Stato (iperattivo rispetto alla sonnolenza dimostrata ai tempi del governo Berlusconi), stiano “lavorando” per ridurre al minimo la campagna elettorale (magari anticipando le elezioni), quindi la dialettica democratica e preparare la strada ad un nuovo governo Monti! Questa è una logica accentratrice ed aziendalista, addirittura peggiore di quella messa in campo dal governo Berlusconi! Me la posso aspettare da un governo fatto di tecnici liberali, ma il PD che fa in questo contesto?
Altro che Monti bis, occorre andare in una direzione totalmente diversa!