DEMOCRAZIA, LEGALITA', PROGRESSO

giovedì 18 luglio 2013

MALAMOVIDA: Riflessione e o. d. g.!

Cari lettori, care lettrici,
lo scorso 2 luglio, la Circoscrizione ha ospitato un’ importante momento di confronto con i soggetti coinvolti nelle problematiche connesse al fenomeno della cosiddetta “Movida”: l’Associazione Rispettando San Salvario (che ha prodotto un’interessante documento di proposte) ed il Comandante della Polizia Municipale della stazione locale, dott. Zabeo.

Vorrei sfruttare l’occasione per ribadire il mio pensiero sul tema, sintetizzando il discorso che ho svolto in quella sede ed aggiungendo qualche informazione appresa in commissione.

Ho espresso grande soddisfazione per questa opportunità che ci ha dato la possibilità di istituire un confronto diretto, in una sede istituzionale, tramite la mediazione della Circoscrizione, fra chi porta avanti le istanze del rispetto della vivibilità di un territorio e coloro che hanno, teoricamente, il potere implementare tali istanze; ciò si è concretizzato, attraverso lo strumento della Commissione congiunta II-III-IV-V-VI, secondo una mia proposta, come dimostrazione della volontà dell’ente decentrato di affrontare le problematiche in tutti i loro aspetti.

Non è più tempo di sfogarsi e di dirsi che cosa non funziona, quanto di confrontarsi costruttivamente e trarre il massimo risultato possibile in termini di elaborazione di idee e soluzioni concretamente applicabili per risolvere i problemi in questione, comprendendo entro quali limiti sia possibile operare.

Occorre, a mio avviso, distinguere due piani differenti nell’approccio alle problematiche, i quali, spesso vengono confusi.

L’azione politica deve procedere da una base di tipo filosofico, ossia, occorre comprendere quali siano i principi che un’amministrazione deve perseguire in un determinato contesto. Da questo può discendere la volontà politica.

Ebbene, quali sono i principi ispiratori sulla base dei quali dobbiamo agire in questo contesto? Si dice che occorre trovare un equilibrio fra due esigenze: il diritto alla salute ed al decoro urbano da un lato, il “fantomatico” diritto al divertimento dall’altro. Il primo aspetto filosofico da sviscerare si trova qui: questa “cultura” del divertimento è qualcosa che un’amministrazione dovrebbe incoraggiare e tutelare, anche da un punto di vista morale? Io non ho partecipato ai giri di “controllo” svolti da alcuni colleghi nelle scorse settimane, anche perché credo che i rappresentati istituzionali dovrebbero seguire un approccio differente. Eppure, il quadro che si presenta ad un testimone nelle ore notturne è ben noto a tutti. Ci vogliamo porre il problema del fatto che questo stile di vita sia qualcosa che un’amministrazione deve incoraggiare oppure alla quale dovrebbe cercare di porre un freno? Credo che la mia personalissima opinione in merito sia evidente.

Il secondo punto filosofico\ideale da sviscerare consiste nel porsi la domanda: ammesso che queste forma di divertimento siano tollerabili, da un punto di vista morale, quale fra le due esigenze esposte, Salute vs Divertimento, l’amministrazione dovrebbe maggiormente tutelare? La mia personalissima opinione è che l’amministrazione non possa essere equidistante fra queste due esigenze, che la tutela della salute dei cittadini residenti, della vivibilità del quartiere, del decoro orbano non possano che essere NETTAMENTE PRIORITARIE rispetto alla legittime istanze di volersi svagare nelle ore notturne, da parte di altri cittadini che, in genere, provengono da altri quartieri od addirittura da altre città.

Una volta che si sia risposto a questi quesiti di principio è possibile fare discendere la volontà politica di un’amministrazione.

Non ho difficoltà a riconoscere che, da parte dell’amministrazione centrale (perché l’attenzione dell’amministrazione decentrata, come dimostra la celebrazione della commissione  è sempre stata salda), in passato la volontà politica non sia stata così determinata nell’affrontare queste problematiche. Non necessariamente per cattiva volontà o per malafede, perché, per quanto sia indubbio che attività commerciali di questo tipo portino tutta una serie di vantaggi ad una amministrazione, può essere semplicemente che non vi sia stata presa una di consapevolezza sufficiente dell’entità del problema. E, da questo punto di vista, lasciatemi fare un breve inciso, sull’importanza che l’amministrazione decentrata possa, mediante un’opportuna riforma, essere messa nella condizione di disporre di una maggiore agibilità, visto che le istituzioni decentrate posseggono un ben più elevato grado di consapevolezza degli accadimenti dei territori, rispetto a quello che può avere un’amministrazione di livello cittadino (a proposito, vi invito a prendere visione della seguente pagina). Eppure credo che, negli ultimi tempi, da parte dell’amministrazione comunale, una certa inversione di tendenza ci sia stata, un grado maggiore di volontà di agire concretamente sia stata manifestata. È stato introdotto il nuovo regolamento per le Somministrazioni, che ha fornito degli strumenti per garantire una maggiore capacità di intervento; abbiamo avuto il blocco delle licenze nell’area, da tempo richiesto, che dimostra una presa di consapevolezza del fatto che, quantomeno, non è possibile aggravare ulteriormente la situazione. In oltre è in via di approvazione il nuovo regolamento di polizia municipale.

Io sono soddisfatto da questi segnali.

Certo non basta, ma il fatto che non basti non è necessariamente una mancanza di volontà politica; una volta esauriti i discorsi di principio, la volontà politica si deve confrontare con quelli che sono i limiti di operatività di quelle istituzioni che dovrebbero avere la possibilità di implementare quella volontà politica. Se non vi è un sufficiente controllo del territorio, non significa che la polizia municipale o le forze dell’ordine restino con le mani in mano, ma semplicemente, non vengono messi nelle condizione, per mancanza di risorse, di controllare il territorio, soffrendo di gravi limiti di operatività in questo momento.

Il Comandante della Polizia Municipale ci ha spiegato qual è la loro situazione. Secondo l’attuale struttura organizzativa, la stazione di San Salvario chiude alle 19:30 ed il compito di svolgere gli adempimenti nelle ore notturne ricade sulla sede centrale di via Bologna che deve presidiare tutta la città. Cionondimeno, il comandate Zabeo ha ottenuto, viste le criticità che affliggono la zona di San Salvario, di svolgere anche alcune attività di sera e di notte, in collaborazione con la polizia in borghese. Ovviamente l’ambito su cui la polizia Municipale può intervenire è di tipo prettamente amministrativo e le azioni condotte spaziano dalla verifica dei versamenti tributari, alla verifica del rispetto delle norme igienico-sanitarie, al controllo delle licenze, ai compiti di polizia urbana, ai test con l’etilometro, al controllo del rispetto del divieto di sosta. Negli ultimi mesi sono state combinate sanzioni per migliaia di euro ai locali della zona.

La Polizia Municipale cerca di fare il massimo con le risorse che ha, dal momento che negli ultimi anni si è avuto una diminuzione di personale del 30%. C’è quindi anche un problema di sicurezza: se ad esempio una pattuglia composta, poniamo, da due membri delle forze dell’ordine, sorprende un gruppo di persone intente a commettere un reato come spaccare bottiglie od urinare e il gruppo conta cinque o più persone, essi non si trovano nemmeno nelle condizioni di sicurezza per agire; senza contare, come ci ha spiegato il comandante, che la tutela dell’ordine pubblico non è competenza della Polizia Municipale, bensì è in capo alle forze dell’ordine (per questa ragione, il Presidente Levi, lo scorso 17 luglio, ha incontrato il Prefetto di Pace). E non è un problema solo di Torino, perché tutte le amministrazione si trovano nelle stesse condizioni di difficoltà.

Spesso, mancano anche gli strumenti legislativi per intervenire.

Per queste ragioni, ho rivolto un invito a tutti i soggetti coinvolti a mostrare pacatezza e costruttività e, soprattutto senso della realtà, nel rendersi conto di che cosa sia concretamente possibile fare e che cosa no. Capisco l’indignazione della gente e la condivido, ma credo che non si possa neppure attaccare in forze un’amministrazione perché non fa ciò che è nello condizioni di fare. Per questo ritengo che sia stata molto importante la commissione, per mettere tutti nelle condizioni di comprendere quali siano i limiti entro i quali ci si può muovere.

A seguito di ciò, il Consiglio dell'VIII Circoscrizione ha approvato all'unanimità (21 votanti, 21 a favore) un Ordine del Giorno che contiene delle richieste precise all'amministrazione centrale su iniziative da prendere per limitare le problematiche in questione. Si tratta di un segnale forte che la Circoscrizione lancia, in particolare nei confronti della nuova giunta comunale, appena insediatisi. 
Di seguito il testo.


                                                               CITTÀ DI TORINO


                              CIRCOSCRIZIONE N.8 - SAN SALVARIO - CAVORETTO


BORGO PO
DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO DI CIRCOSCRIZIONE


             C.8 - ORDINE DEL GIORNO: “CONTRO GLI ECCESSI LEGATI ALLA MOVIDA”.




Preso atto che

Nel quadrilatero di San Salvario, ma anche in altre zone della Circoscrizione 8, il progressivo aumento del numero di locali di intrattenimento notturno ha peggiorato la vita dei residenti violando la loro privacy e la loro salute a causa dell’inquinamento acustico generato dalle migliaia di persone che ogni sera dalle 22.00 alle 4.00 frequentano i suddetti luoghi, più delle volte senza il minimo rispetto delle regole basilari di convivenza civile, creando, di conseguenza criticità alla viabilità stradale, assenza di parcheggi per i residenti, problemi di igiene, atti che si vanno a sommare a problematiche di ordine pubblico legate al fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti che insistono nella stessa zona e rendono problematico il riposo notturno dei residenti nei giorni critici minandone la salute.

SEGNALATO CHE

La problematica ha visto un recente aggravarsi a seguito della chiusura dei locali dei Murazzi che ha provocato una considerevole traslazione della frequentazione della vita notturna, un tempo insistente in quell’area, verso quella del quadrilatero storico di  San Salvario

Sottolineato che

Il quartiere di San Salvario necessita di un progetto integrato che valorizzi le sue peculiarità che ne fanno un territorio con una grande potenzialità turistica e culturale, progetto che favorirebbe anche lo sviluppo economico e la rinascita del tessuto artigianale che sta soffrendo la crisi e cede il posto ad attività speculative. In quest’ottica da tempo il Consiglio della Circoscrizione ha chiesto l’avvio di uno studio per l’applicazione nel quadrilatero di San Salvario di un Piano Integrato d’Ambito (PIA) in grado di regolare l’utilizzo del suolo pubblico in maniera razionale rispetto alle esigenze del quartiere.

Considerato che

La Circoscrizione VIII  è da sempre attiva nell’ascolto delle istanze dei cittadini e nel cercare di provocare interventi di contrasto degli eccessi che generano le citate problematiche.



Considerato inoltre che

Le problematiche prima riportate si sono ingigantite nel tempo anche a causa di un persistente sistema di inosservanza di alcuni esercenti di Leggi Nazionali e Regolamenti Comunali.

valutate positivamente

La validità della recente delibera comunale che blocca per un anno l’apertura di nuovi locali nella zona e la proposta di nuovo regolamento di Polizia Municipale che, quando approvato, regolamenterà in modo restrittivo in particolare la vendita ed il consumo su suolo pubblico di bevande in bottiglia e lattina nelle ore “calde” della movida.

IL CONSIGLIO DELL’VIII CIRCOSCRIZIONE
Chiede
al Sindaco ed agli Assessori Competenti

1)     Dare corso, attuando quanto previsto dai Regolamenti vigenti, ad una limitazione degli orari di apertura dei locali che maggiormente creano disturbo al diritto al riposo dei cittadini nelle zone del quadrilatero di San Salvario e delle discoteche presenti in corso Moncalieri
2)     Di riorganizzare il servizio della Polizia Municipale, viste le mutate esigenze sociali dei nostri quartieri, in modo tale da incrementare la presenza costante e continua di Vigili Urbani nelle ore serali e notturne, in tutti i giorni della settimana, per verificare  il rispetto della Legge e dei Regolamenti.
3)     Di dare seguito alla richiesta della Circoscrizione attraverso  due ordini del giorno di un Piano Integrato d’Ambito (PIA), nell’area storica di S. Salvario, completando lo studio già avviato nell’arco di sei mesi così da poter predisporre una pianificazione più accurata dell’occupazione di suolo pubblico da parte delle attività commerciali.
4)     Di  arginare le difficoltà connesse con il parcheggio e la viabilità nella zona della movida, procedendo a riservare un numero ragionevole di parcheggi all’interno del quadrilatero di San Salvario per i cittadini residenti nell’area, con installazione di relativa segnaletica e istituendo,sull’esempio del Quadrilatero Romano, una zona a traffico limitato per soli residenti del quadrilatero di San Salvario durante tutti i giorni della settimana, dalle ore 22.00 alle ore 07.00.

5)     Di estendere a tutto il quadrilatero di San Salvario la cosiddetta  “ordinanza antibivacco”.


R. C. G. Tassone

DECENTRIAMO!!!

Cari lettori, care lettrici,
nella giornata di oggi (17/07/2013) il Consiglio dell'VIII Circoscrizione ha approvato (insieme ad altre otto circoscrizioni) una delibera di iniziativa circoscrizionale, che chiede al Consiglio Comunale di sbloccare la situazione della riforma del Decentramento, onde trasformare le Circoscrizioni in qualcosa che abbia la possibilità di "fare" qualcosa, a differenza di quanto avviene oggi. Da Regolamento del Decentramento, il Consiglio Comunale è tenuto a discuterlo entro 30 giorni. Si tratta di un messaggio forte che rivolgiamo, anche nei confronti dell'Assessore Gianguido Passoni, che ha appena ricevuto la delega al Decentramento (facendogli, naturalmente, gli auguri di buon lavoro).
Il tema del riassetto dell'organizzazione amministrativa della Città, con una maggiore possibilità di azione per gli enti più vicini ai cittadini ed in stretta connessione con quello che sarà il futuro sviluppo dell'area metropolitana, è urgente ed improrogabile! 
Non si può perdere tempo!
Il seguente testo, elaborato dall'Assemblea dei Presidenti di Circoscrizione, in particolare dal Presidente della III Circoscrizione Daniele Valle, rappresenta l'allegato alla delibera che fissa i contorni del nuovo assetto amministrativo all'interno dei quali il Consiglio Comunale dovrà deliberare.




ALL. 1

OGGETTO: LINEE DI INDIRIZZO IN MATERIA DI RIFORMA DEL DECENTRAMENTO.

Fin dalla nascita dei Comitati di Quartiere all’inizio degli anni ’60, la Città di Torino si è sempre posta all’avanguardia nel rispondere all’esigenza diffusa di poter contare su articolazioni amministrative e di indirizzo politico sub-comunali, più prossime e più accessibili per i cittadini.
Già nel 1965 si teneva il primo dibattito in Consiglio Comunale in merito al decentramento politico – amministrativo e nel 1970, sei anni prima della legge n. 278 dell’8 aprile 1976, veniva istituito l’Assessorato al Decentramento.
Dopo alcuni tentativi infruttuosi, il Consiglio Comunale il 9 febbraio 1976 con la deliberazione numero 1979 (e modificata il 25 ottobre 1976) istituiva i 23 quartieri. Dando luogo a vaste consultazioni, si giunse alla prima versione del “Regolamento sul decentramento e la partecipazione dei cittadini all’amministrazione del Comune di Torino” l’11 ottobre 1976 e alla seconda versione, dopo le osservazioni del CO.RE.CO., il primo febbraio 1977.

Il quadro normativo nazionale da allora si è sensibilmente evoluto, arrivando oggi alla previsione dell’art. 17 del d.lgs. 267 del 2000, che impone ai Comuni superiori ai 250.000 abitanti l’istituzione di circoscrizioni di decentramento, finalizzate alla partecipazione, alla gestione dei servizi di base e di quelli eventualmente delegati, nell’ambito dell’autonomia statutaria comunale. Il quinto comma del medesimo articolo prevede inoltre che i Comuni di dimensioni superiori ai 300.000 abitanti possano prevedere “particolari e più accentuate forme di decentramento di funzioni e di autonomia organizzativa e funzionale”.

Lo Statuto della Città di Torino, approvato il 27 marzo 2001, in buona parte fotografava l’esistente assetto, frutto di una copiosa stratificazione deliberativa sviluppatasi nel corso degli anni ’70 e ’80 e del Regolamento del Decentramento, attualmente ancora vigente, n. 224, approvato nel 1996.

Il regolamento n. 224, che per natura dovrebbe essere seguente e attuativo lo Statuto, presenta diverse carenze rispetto alla normativa nazionale vigente e rispetto lo Statuto della Città.
Nel corso di questi anni, inoltre, alcune parti dell'attuale regolamento non sono mai divenute operative, mentre sono state decentrate funzioni a suo tempo non previste attraverso un complesso di singoli provvedimenti elaborati volta per volta.

Non è un caso che nelle Linee programmatiche 2011 - 2016 per il Governo della Città di Torino, presentate dal Sindaco Piero Fassino l'11 luglio 2011 ed approvate dal Consiglio Comunale il 13 luglio 2011, si faccia riferimento alla necessità, “entro la prima metà del mandato e con un percorso davvero partecipato, [di] attuare una ridefinizione delle competenze, degli strumenti e delle risorse necessarie, e tenendo conto del quadro normativo nazionale, degli assetti istituzionali ed amministrativi delle attuali dieci circoscrizioni”.

Sempre in questo senso, si devono leggere i tentavi, mai giunti a compimento, di riforma che hanno caratterizzato le consiliature 2001 – 2006 (c.d. bozza Cavallo Perin) e 2006 – 2011 (c.d. bozza Levi), nonché le reiterate proposte della Conferenza dei Presidenti, avanzate durante la consiliatura in corso, di procedere al completo decentramento della manutenzione ordinaria del suolo, di individuare forme strutturali di compartecipazione alle entrate accertate dalle Circoscrizioni e di superare la doppia deliberazione per gli impianti sportivi di interesse circoscrizionale.

La necessità di riformare l’attuale assetto del decentramento torinese si incrocia quanto mai opportunamente con la soppressione delle province e la nascita delle aree metropolitane, secondo quanto disposto dalla L. 7 agosto 2012, n. 135. In un momento in cui la contrazione delle risorse a disposizione dell’Ente obbliga ad una complessiva riorganizzazione della macchina comunale, una riarticolazione territoriale e funzionale delle Circoscrizioni, trasformate in Municipalità, permetterebbe agli enti decentrati un rinnovato protagonismo nella gestione dei territori, in particolare lungo le linee di sviluppo dell’area metropolitana e nell’interlocuzione con i comuni dell’hinterland.
La questione del decentramento si pone in maniera ineludibile per qualunque ordinamento che superi certe dimensioni e trova la sua soluzione in un continuo moto verso le opposte tendenze di accentramento e decentramento, alla ricerca di un equilibrio tra le esigenze di efficienza ed economicità dell’azione amministrativa da un lato, ed i principi di uniformità e di partecipazione, richiesti dall’art. 3 della Costituzione, dall’altro.
Ognuna di queste esigenze ha dimensioni ottimali differenti e anche ogni funzione amministrativa ha dimensioni d’esercizio ottimali diverse.
Dimensioni estremamente ridotte possono privare l’azione amministrativa di proficue economie di scala, così come dimensioni troppo ampie portano a diseconomie, scarsità di controllo, e inefficacia e imprecisione degli interventi
Piccole dimensioni possono facilitare alcune tipologie di strumenti di partecipazione popolare alla scelta o alla conoscenza dell’azione amministrativa, tuttavia possono rivelarsi inadeguate per questioni di rilevanza non solo locale o incepparsi su atteggiamenti eccessivamente localistici.

Una delle problematiche più controverse è quindi quella relativa al numero e ai confini degli enti decentrati.
La prima ripartizione in 23 quartieri risale agli anni ’70, approvata in Giunta il 19 dicembre 1975 e dal Consiglio Comunale il 9 febbraio 1976 con la deliberazione numero 1979 (e modificata il 25 ottobre 1976). Il 21 dicembre 1984 il Consiglio Comunale, su proposta dell’Assessore Tartaglia, approva una nuova zonizzazione sulla base di 10 circoscrizioni (Deliberazione Consiglio Comunale 21 dicembre 1984 n.mecc.8412761/49). Una limitata revisione di questa suddivisione del territorio sarà effettuata poi due anni dopo, con la deliberazione n.mecc.8515762/49 del 25 marzo 1986.
L’attuale ripartizione del territorio è un riferimento conosciuto e abituale per l’azione dell’Amministrazione centrale e di diversi altri Enti pubblici, pertanto uno stravolgimento profondo comporterebbe notevoli costi di adeguamento per le Pubbliche Amministrazioni e le aziende partecipate che organizzano la propria attività sulla base dei confini esistenti.
D’altro canto è altrettanto vero che non mancano situazioni puntuali di confini non funzionali e poco conosciuti dalla cittadinanza.
La presente suddivisione non risponde inoltre all’esigenza di omogeneità dimensionale, stanti i considerevoli “costi fissi” del decentramento amministrativo: l’esame dei bilanci e degli organici del personale delle Circoscrizioni torinesi mostra in modo eloquente l’assoluta non proporzionalità tra risorse umane ed economiche assegnate e popolazione residente, oscillando dai più di 130.000 abitanti della Circoscrizione 3 ai meno di 40.000 abitanti della Circoscrizione 10.
Certo un aspetto non trascurabile nel procedere al dimensionamento delle Municipalità è quello del rapporto coi comuni della cintura; questi sono i futuri partner dell’area metropolitana, i soggetti primi dell’interlocuzione delle future Municipalità. Nel disegnare i confini delle Municipalità torinesi non si può quindi tralasciare che il più grande comune della cintura, Moncalieri, non raggiunge i 60.000 abitanti e che l’Unione dei Comuni Nord Est Torino sfiora i 120.000 abitanti.
È senz’altro utile in questo ambito il confronto con le altre aree metropolitane italiane assimilabili per dimensioni a Torino. Milano, con 1.200.000 abitanti, è suddivisa in 9 Zone, con una dimensione media di 135.000 abitanti. Il processo di riforma in corso prevede l’istituzione delle Municipalità entro il 2016, che passeranno a 12-13 (100.000 - 90.000 ab. in media).
Genova è suddivisa dal 2006 in 9 Municipi, con una popolazione media di circa 65.000 abitanti.
Napoli conta dal 2005 10 Municipalità, di dimensione media leggermente inferiore ai 100.000 abitanti.

Realizzare anche a Torino le Municipalità, dando finalmente attuazione al quinto comma dell’art. 17 del d.lgs. 267 del 2000, significa sicuramente riordinare e aumentare le competenze dell’ente decentrato, nel quadro di una più complessa riorganizzazione dell’Amministrazione comunale.
Sarà quindi necessario ridefinire quali competenze spetteranno alle Municipalità e quali alla Città, evitando le attuali sovrapposizioni nell’ambito dei c.d. servizi di base, definizione incerta in cui la Città di Torino e le altre città metropolitane hanno voluto individuare servizi quali anagrafi, suolo pubblico, locali, manutenzione del suolo e del verde, interventi socio assistenziali, graduatorie asili e scuole dell’infanzia, attività integrative e parascolastiche, promozione dello sport di base e concessione di alcune tipologie di impianti. Evitare le sovrapposizioni significa anche dotare le Municipalità di tutti i poteri necessari per svolgere le proprie competenze in pienezza e autonomia, fino a dotarle anche del potere di ordinanza (ad es. per la viabilità secondaria).
In un’ottica di semplificazione e risparmio è preferibile eliminare le previsioni di doppi passaggi deliberativi (p. es. nel caso delle concessioni degli impianti sportivi), individuando di volta in volta ambiti distinti di intervento centrale o decentrato.
Non mancano sicuramente le competenze rese quasi impossibili da gestire stante l’attuale penuria di risorse (p.es. i laboratori pre-professionali) o i casi di decentramento amministrativo e non politico che si possono superare: l’esempio più evidente sono sicuramente i servizi sociali, rispetto ai quali non ha più senso la dipendenza dalla struttura decentrata, fatti salvi una presenza diffusa sui territori e un necessario raccordo per le attività di interesse municipale, in ottica di sussidiarietà con le realtà del territorio.
In una prospettiva di maggior responsabilizzazione e autonomia degli enti decentrati si ritiene utile dotare le Municipalità di entrate proprie e di autonomia finanziaria, sulla scorta delle timide sperimentazioni condotte in questi anni con la COSAP.
Infine, richiede senz’altro una rivisitazione l’attuale sistema dei pareri. Da un lato questi sono necessari per una casistica troppo ampia, con conseguenti aggravi burocratici (si pensi a tutte le modifiche di regolamenti anche minime, anche di mero recepimento di legge), rispetto alla quale sarebbe opportuno introdurre limitazioni o il filtro della Conferenza dei Presidenti. Dall’altro lato, il fatto che siano non vincolanti su alcune materie di stretto interesse territoriale (ad es. le manutenzioni straordinarie del suolo o le trasformazioni urbanistiche di interesse locale) svuota completamente il contenuto della partecipazione. Non si tratta di “far decidere” la Municipalità, ma di introdurre meccanismi che coartino Centro e Periferia a trovare un accordo sulle questioni di interesse comune, peraltro su interventi in cui il mancato accordo (e la conseguente non – azione) lederebbe entrambi.

Le Municipalità, caratterizzate da particolari e più accentuate forme di decentramento di funzioni e di autonomia organizzativa, necessiteranno anche di una ridefinizione e razionalizzazione degli organi (Consiglio, Presidente e Giunta) e delle loro competenze.

Il Consiglio della Municipalità, eletto contestualmente al Presidente, dovrà esercitare la funzione di indirizzo e di controllo politico-amministrativo, guidato da un Presidente del Consiglio eletto all’interno dello stesso, riproponendo le modalità organizzative e le prerogative dei membri così come sono previste per il Consiglio Comunale.

La Giunta, dotata di rilevanza esterna per ragioni di efficienza e risparmio, eserciterà la funzione esecutiva, collaborando con il Presidente della Municipalità nel governo della stessa.
I componenti potranno essere scelti all’esterno del Consiglio, rispettando la rappresentanza di genere, e la carica diverrebbe ovviamente incompatibile con quella di consigliere.

Sarà necessario aumentare il tasso di democraticità dell’ente decentrato attraverso l’elezione diretta del Presidente della Municipalità caratterizzandolo da un più forte legame con i cittadini elettori.

In ultimo, in un quadro di tale complessità amministrativa è da ritenersi fondamentale introdurre elementi di omogeneità gestionale dei consigli delle Municipalità introducendo nel regolamento del decentramento linee di indirizzo precise ed indicazioni che non permettano diversità eccessive tra regolamenti delle singole realtà.

Tutto ciò premesso,
IL CONSIGLIO COMUNALE

Visto il Testo Unico delle Leggi sull'Ordinamento degli Enti Locali, approvato con D.Lgs. 18 agosto 2000 n. 267, nel quale, fra l'altro, all'art. 42 sono indicati gli atti rientranti nella competenza dei Consigli Comunali;
Visto l’articolo 64 dello Statuto della Città di Torino;
Visto l’articolo 43 del Regolamento del Decentramento;
Dato atto che il parere di cui all'art. 49 del suddetto Testo Unico è:
favorevole sulla regolarità tecnica;

DELIBERA

1)     di adottare i suesposti indirizzi in materia di riforma dello Statuto della Città di Torino e del Regolamento del Decentramento, impegnandosi a presentare una proposta puntuale nel termine massimo di sei mesi dall’approvazione della presente deliberazione.

2)     di dichiarare, attesa l'urgenza, il presente provvedimento immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 134, comma 4, del Testo Unico approvato con D.Lgs. 18 agosto 2000 n. 267.








R. C. G. Tassone